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05/08/2010 - Wacken Open Air PDF Stampa E-mail
Giovedì 12 Agosto 2010 13:28 MaZZo   

05/08/2010 - Wacken Open Air

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( 13 Voti )

Wacken. Ogni metalhead conosce, anche solo per sentito dire, questo nome; un nome che trascina con sé un alone quasi leggendario, non solo per le esibizioni dei gruppi che vi prendono parte, ma anche per l'atmosfera che si respira in quella che, per tre giorni l'anno, si trasforma da piccolo villaggio tedesco popolato da poche anime in capitale mondiale del Metal.
Se queste sono le premesse, immaginate cosa possa voler dire vivere per la prima volta queste emozioni sulla propria pelle, con un manipolo di amici maiden-fanatici, proprio quando gli headliner della prima serata di festival (denominata non a caso "A night to remember") sono Loro: gli Iron Maiden.
I cancelli dell'area festival si aprono verso le tre del pomeriggio; agli Skyline, che ospitano due istituzioni del metal teutonico come Doro ed UDO, seguono il teatrale Alice Cooper ed i glamster Mötley Crüe: degli antipasti niente male, ma noi siamo lì per la portata principale.
Dalle casse parte la registrazione di Doctor Doctor degli UFO, e qualcuno inizia a versare le prime lacrime di commozione, cantando a squarciagola quella che potrebbe ormai definirsi la "sigla d'apertura" di ogni concerto maideniano.
Dopo alcuni problemi durante l'esibizione dei Mötley Crüe, i maxischermi vengono ripristinati, parte la seconda intro e poi il riff di Adrian: The wickerman ed il concerto hanno inizio. Rimango sorpreso sia da uno stage inusuale (per gli standard maideniani), con un cielo coperto di stelle illuminate come se fossero nello spazio infinito, che per la reazione "fredda" del pubblico teutonico, abituato alla pressa italica... Ma è subito Ghost of the navigator.
Inutile dire che la squadra inglese è in forma smagliante, in tutti i reparti. Con Wrathchild, il sospetto diventa realtà: i tedeschi sono un popolo veramente strano, pronti a festeggiare come pazzi nel campeggio, imbottendosi di birra e dedicandosi alle stranezze più efferrate, per poi rimanere praticamente piantati al suolo senza cantare per tutta la durata del concerto (eccetto l'onnipresente body surfing, praticato anche nei momenti di silenzio); ora capisco la predilezione degli Iron Maiden per i pubblici latini.


Ed ecco il momento tanto atteso: sarà per l'intro al fulmicotone, sarà per i riff rockeggianti di Adrian o per le cavalcate di Steve, ma El Dorado live rende che è una bellezza, molto meglio che in mp3, e la posizione in scaletta è perfetta. La parte degli assoli rimane uno dei punti di forza della nuova nata in casa Maiden, sopratutto per quel che riguarda Dave ed Adrian.
Cambio di telone, Eddie "reaper" sullo sfondo, chitarre acustiche on-stage e parte la title track di Dance of death a cambiare totalmente atmosfera. Il menestrello Bruce racconta la sua storia, mentre gli altri lo seguono accompagnandolo per mano per 9 minuti in un viaggio che, anche in sede live, mantiene inalterate le sue atmosfere oniriche. A confermare la costruzione di una scaletta con momenti più serrati ed altri più atmosferici ed equilibrati,  l'Eddie della cover di Benjamin Breeg fa la sua comparsa, piccone in mano, alle spalle di un Dave impegnato a regalarci una intro da pelle d'oca, più coinvolgente che su disco... peccato che, almeno per chi scrive, con l'andare del brano inizia a sentirsi la "pesantezza" di una scaletta incentrata principalmente sugli ultimi tre album. Seguono una ottima versione di These colours don't run ed una Blood borthers dedicata alla memoria di Ronnie James Dio, prima di ritrovare una canzone un pò più serrata, veloce, e diretta: l'Eddie col cilindrone sovrasta un'esecuzione magistrale di Wildest dreams, con un assolo di Adrian che condensa tecnica e melodia come nessun altro sa fare.
Ulteriore cambio di scenografia, e parte No more lies: chi si aspettava cori a squarciagola da parte del pit, rimane deluso al punto da alternare i propri ad improperi all'indirizzo dei tedeschi per la loro estraneità all'evento a cui stanno prendendo parte.
"Piccolo spazio, pubblicità!": Bruce annuncia che The final frontier uscirà il 13 agosto in Germania che, essendo un venerdì, porterà sfortuna... alle altre bands che devono far uscire il proprio disco in quel periodo, perché è sicuro veder schizzare al numero uno della classifica il nuovo parto in casa Maiden.
Con Brave new world si conclude la ricapitolazione degli ultimi dieci anni di carriera degli Iron Maiden, ed accade ciò che, viste le premesse, immaginavo non sarebbe accaduto a Wacken: tutto il pubblico, addormentato in piatto silenzio e piantato in terra fino a quel momento, esplode in un urlo collettivo non appena Bruce annuncia Fear of the dark; sembra che sia l'unico classico che gli Iron Maiden abbiano scritto nella loro pluriennale carriera... Curioso, per chi scrive, il fatto che non ci fosse l'Eddie rinsecchito che troneggia sulla cover dell'omonimo album come telone di sfondo, ma nuovamente il cielo stellato delle prime canzoni.
Parte Iron Maiden, arriva Eddie in versione cover e video di The Final Frontier a scorrazzare on stage, ma nemmeno un pyro o un fuoco d'artificio... e se non ne utilizzano ad un open air come Wacken, dubito che si possano vedere nella leg invernale.
Via di fumo, stage completamente rosso, ed ecco emergere dall'inferno il caprone satanico, compendio a The number of the beast... ma, come detto prima, niente fiamme o fuochi d'artificio... peccato. Una Hallowed be thy name eseguita magistralmente precede quella che per alcuni si è rivelata essere una sorpresa come conclusione della set-list, ovvero Running free con tanto di presentazione dei membri della band da parte di un Bruce Dickinson in versione poliziesca, con il classico copricapo dei tutori della legge britannici calcato sul capo. Ancora una volta, rimango sorpreso nel constatare la freddezza dei tedeschi alle presentazioni... ma il concerto è finito, e ritornando verso l'area campeggio tutti intonano all'unisono la "sigla di chiusura" di quella che si è rivelata davvero una notte da ricordare. "And...always look on the bright side of life... Always look on the light side of life..."

Simone "The Prisoner" Cosentino