Ho visto...ancora una volta i fan degli Iron Maiden convergere a Bologna. Li ho visti correre nella polvere per accaparrarsi la prima fila. Cadere. Perdere una scarpa. Sgualcire i propri pantaloni. Ma subito ripartire verso le transenne. E’ il sacrificio dovuto all'heavy metal. Ê la cruna dell'ago attraverso cui ogni vero fan deve passare.
Ho visto...le solite benedettissime facce. La solita gioia di rincontrarsi, di riabbracciarsi, di chiacchierare e cogliere qualcosa di nuovo della propria band preferita. Umini, donne, figlie e figli, mariti e mogli, fratelli e sorelle, fidanzati, tutti insieme nel nome dei Maiden.
Ho visto... promoter emozionati, discografici appassionati, fotografi accaniti e giornalisti nostalgici. Dietro uno show dei Maiden c'è un numero imponente di ingranaggi che si muovono alla perfezione. Affinché tutto giri in una sincronia perfetta necessitano olio, sudore, sangue, qualche volta unghie rotte. Ho visto...il Maiden England tour scendere nuovamente su un palco italiano. Ho visto...MOONCHILD, CAN I PLAY WITH MADNESS, THE PRISONER. Ho visto il sorriso di Dave Murray, il viso grintoso di Steve, lo sguardo concentrato di Adrian, le smorfie scanzonate di Janick, la magistrale teatralità di Bruce e le mani alzate al cielo di Nicko. Ci sono tutti gli elementi per un altro grande show dei Maiden. Difficile pensare che potesse essere altrimenti.
Ho visto... 2 MINUTES TO MIDNIGHT, REVELATIONS, THE TROOPER. I Maiden dei classici che ritornano e che rimangono. Che sanno accendere la folla e farla cantare. Ho visto...THE NUMBER OF THE BEAST, PHANTOM OF THE OPERA, RUN TO THE HILLS. Una sintesi dello spettacolo degli Iron Maiden: cambi di ritmo, giochi di luce, fuochi d'artificio ê ciò a cui ci hanno abituato gli Iron Maiden. É tantissimo ma è ciò di cui abbiamo bisogno per accontentare il nostro palato sopraffino. Una band dinamica, un sestetto in forma fisica smagliante, un caleidoscopio di emozioni.
Ho visto... WASTED YEARS, SEVENTH SON OF A SEVENTH SON, WRATHCHILD. Ho visto i Maiden di inizio e di fine anni '80. La rabbia degli esordi e la raffinatezza della maturità. La ruvidità della NWOBHM e le sonorità del proto prog metal. Ho visto Bruce ritratto di fronte alla sfera del chiaroveggente: un'immagine degna di una locandina di Star Trek. Un "Capitano Kirk" pronto a portarci lontano. Tutti. Tutta la folla che illuminata dalle luci del palco si rivela scatenata, nel fumo e nella polvere, e costellata di smartphone pronti a catturare il souvenir perfetto.
Ho visto... FEAR OF THE DARK, IRON MAIDEN. Due classici senza tempo, l'alfa e l'omega della prima vita degli Iron Maiden. Il canto si fa potente come solo in Italia sappiamo fare. L'intera platea è chiusa in un abbraccio accorato. Dopo qualche istante di incredulità ACES HIGH suona come un doloroso monito che tutto questo fra poco dovrà finire. THE EVIL THAT MEN DO ci coglie contratti, come se potessimo legare questo momento con una corda e tenerlo insieme a noi il più a lungo possibile. Ma gli Iron Maiden sono un bene di tutti. Sarebbe ingiusto volerli tenere solo per noi. Ho visto...SANCTUARY chiudere tutto. Abbassare il sipario, sciogliere l'unione tra palco e platea, che fino a qualche istante prima sembrava inscindibile. Ma solo fino alla prossima volta. Gli Iron Maiden torneranno, lo ha detto Bruce. Torneranno in Italia, torneranno da noi. Faranno vibrare i nostri corpi e scuotere le nostre teste.
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Ho visto... giovani gruppi aprire la giornata. Ho visto il true thrash degli Extrema, la decisione dei Black Stone Cherry, la ricercatezza deggli Opeth e la grinta degli Alter Bridge trascinare il pubblico.
Ho visto...una giornata qualunque ma sempre unica nell'ordinaria vita del popolo degli Iron Maiden.
La redazione di Eddie's.
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